Aziende libere di spiare PC, tablet e smartphone dei dipendenti?
Le aziende italiane a breve potrebbero essere libere di spiare l'attività dei propri dipendenti monitorando PC, tablet e smartphone aziendali. Il primo giugno il Consiglio dei Ministri dovrà vagliare il Decreto Legislativo di semplificazione degli adempimenti del lavoro che stanno elaborando i tecnici di Palazzo Chigi e del Ministero del Lavoro.
Lo spirito di questa piccola rivoluzione non è tanto legato al "controllo" in senso assoluto, bensì all'esigenza di aggiornare l'articolo 4 dello Statuto dei Lavoratori – risalente al 1970 – che vieta l'uso di impianti audiovisivi o di altre apparecchiature per monitorare a distanza l'attività dei dipendenti. L'unica deroga oggi riguarda le ragioni di sicurezza, previo comunque accordo con le rappresentanze sindacali aziendali o, in assenza, con l'ispettorato del lavoro.
L'ipotesi è che si possano comunque distinguere due ambiti: i controlli sugli impianti e quelli sugli strumenti di lavoro. Nel primo caso rimarrebbe vietata la vigilanza sulle prestazioni ma consentita quella sulla sicurezza previa autorizzazione sindacale o amministrativa. Nel secondo caso vi sarebbe piena libertà da parte dell'azienda senza richiedere autorizzazioni.
"Sarebbe opportuno liberalizzare anche i controlli sulle apparecchiature, come badge e rilevatori di presenza, che non rientrano nell'articolo 4 dello Statuto", sostiene Arturo Maresca, ordinario di diritto del Lavoro della Facoltà Sapienza di Roma. "Inoltre, è positivo aver chiarito l'utilizzabilità degli esiti dei controlli anche ai fini disciplinari. Ma la disposizione deve essere inderogabile, e quindi non modificabile dai contratti collettivi".
La questione di fondo è che ogni strumento dovrebbe essere impiegato per le attività aziendali e non a scopi illeciti o di intrattenimento. Per quanto riguarda la privacy secondo gli esperti basterebbe far firmare ai dipendenti le norme sulla policy aziendale suggerite dal Garante.