Boom italiano delle lauree online: quante le farlocche?
In Italia è boom delle lauree online: gli iscritti sono passati dai 29mila del 2009/2010 ai 42 mila del 2010/2011. Il successo è senza dubbio trainato dagli accodi siglati tra gli atenei e le aziende private, nonché le istituzioni. In pratica la formazione dei dipendenti passa attraverso questo cono d’ombra, e il risultato poi è sotto gli occhi di tutti: la proliferazione di laureati dalla dubbia preparazione.
Ovviamente non tutte le lauree online sono poco serie, ma è evidente che gli atenei meno fiscali sulla didattica e i crediti formativi riscuotono maggiore successo. Secondo il Sole 24 Ore, che ha curato un’indagine sull’argomento, le convenzioni tra Telecom Italia (ma anche Scuola superiore della Pubblica Amministrazione) e Uninettuno ha portato l’incremento degli iscritti nel 2011 a +99%. Unisu (o Unicusano) grazie a 59 partnership è passata da 5666 a 8610 iscrizioni tirando dentro i dipendenti del Comune di Roma, Polizia di Stato, Carabinieri e i pensionati del Cral dell’Inps.
Toga, Toga, Toga
Insomma, negli ultimi quattro anni complessivamente gli iscritti sono quadruplicati. Si punta al pezzo di carta per fare carriera, considerato il valore legale del titolo, ma anche per immagine. Se poi in alcuni casi la fatica è limitata ancora meglio.
“ll sistema degli atenei online permette la formazione universitaria anche a chi non può o non vuole frequentare, ma è abbandonato senza controlli sulla qualità dei servizi erogati anche se in alcuni casi è buona”, sostiene Luigi Biggeri, ex presidente del Comitato nazionale per la valutazione del sistema universitario. Ad esempio da tempo si dibatte sui numerosi laureandi online in ingegneria: fortunatamente l’esame di Stato negli anni sta facendo un po’ da diga, bocciando i più incompetenti.
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Non è però la laurea online da stigmatizzare. Ad esempio in Inghilterra la storica Open University raggiunge i 180mila iscritti. “Ma lì il titolo non ha valore legale e ogni Institution (l’equivalente del nostro Ordine) accredita il percorso accademico svolto e se serve richiede esami aggiuntivi”, spiega Romeo La Pietra, presidente del Centro studi dell’Ordine.
Da noi forse si è esagerato un po’ negli anni con i crediti formativi riconosciuti ai lavoratori, che riducono il numero di esami e facilitano l’ottenimento del titolo. Secondo il Miur prima della correzione normativa del Ministro Mussi nel 2007 ne beneficiava quasi il 93%. Un testo che però regoli meglio i criteri di accreditamento delle università telematiche non è mai stato varato. Per ora si procede con le ispezioni.