Emergenza migranti, cosa possono fare i Predator italiani
Oggi pomeriggio a Bruxelles si parlerà anche del possibile impiego dei droni militari per distruggere i barconi (vuoti) dei trafficanti di uomini nei porti di partenza. Il consiglio straordinario dell'Unione Europea potrebbe autorizzare una missione militare in tal senso, ma è necessario fare chiarezza su cosa possono e non possono fare i Predator dell'Aeronautica Militare italiana.
Va detto innanzitutto che gli APR (Aeromobili a Pilotaggio Remoto) italiani non sono armati, per una scelta precisa fatta dal Parlamento quando furono acquistati dall'azienda statunitense General Atomics Aeronautical Systems. I Predator B del 28° gruppo "Streghe" del 32° Stormo dell'Aeronautica Militare di Amendola, in Puglia, potrebbero in teoria essere dotati di missili Hellfire bombe GBU a guida laser e trasformarsi così in "Reaper", ma non è facile. Ci vorrebbe molto tempo, infatti, per attrezzarli: da sei mesi a un anno, dicono alcune fonti militari. Sarebbe inoltre necessario il via libera dell'amministrazione USA.

I Predator italiani possono comunque essere molto utili nella ricognizione dei porti in cui operano i criminali che dirigono il traffico di esseri umani. Una volta individuati i barconi vuoti da colpire, i sistemi di puntamento laser dei droni possono indicare i bersagli ad aerei e navi militari.
I velivoli teleguidati del 28° Gruppo di Amendola hanno sorvolato il Mediterraneo nell'ambito dell'operazione Mare Nostrum e hanno contribuito a salvare molte vite umane. Gli occhi acuti delle "Streghe" hanno individuato le barche alla deriva cariche di profughi e fatto convergere le unità di soccorso. I filmati ad alta risoluzione hanno permesso anche di individuare gli scafisti.
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