Facebook e il primo giorno in Borsa senza il botto
Facebook dalle stelle alle stalle (si fa per dire). Il primo giorno del social network di Mark Zuckerberg in Borsa è stata un’incredibile altalena, che si è conclusa con una quotazione di 38,23 dollari, solo lo 0,61% in più rispetto ai 38 dollari della IPO. La campana del Nasdaq, il listino dei titoli tecnologici, è stata suonata nel quartier generale degli uomini in blu, Menlo Park. Diversi e non meglio precisati problemi tecnici – sui quali sta indagando la US Securities and Exchange Commission – hanno ritardato il debutto del titolo (FB) sui listini.
Non appena è stato possibile iniziare gli scambi c’è stata una rapida corsa verso quota 42,05 dollari, per poi salire fino a 45 dollari. Il titolo è sceso rapidamente a 38 dollari e per lungo tempo si è attestato tra i 40 e i 41 dollari. Nelle ultime ore è iniziata la discesa, fino ad arrivare ai già citati 38,23 dollari. Nessun botto, ma sicuramente una prima giornata vivace e interlocutoria. Ora gli investitori e gli operatori di Borsa avranno due giorni di tempo per valutare questa partenza e tirare le somme.
Certo che, dato il livello di attesa, un po’ di delusione c’è, ma non bisogna dimenticare che stiamo parlando della prima IPO (initial public offering) per valore della storia tecnologia e la terza dietro a quelle di VISA e General Motors. Dopo la bolla del .com degli anni 2000, è lecito avere un po’ di cautela davanti a una quotazione di questo tipo, specie se il modello di business di Facebook è ancora tutto capire. Nel corso della giornata sono state scambiate oltre 570 milioni di azioni, ma il dato impressionante è che in 30 secondi le contrattazioni hanno mosso un volume 82 milioni di titoli. La capitalizzazione del titolo è di oltre 81 miliardi.
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Da segnalare inoltre che in un giorno tanto importante, Facebook ha annunciato l’acquisto di Karma, azienda di sedici dipendenti che ha realizzato un’applicazione che si occupa di regali in salsa social. Meno piacevole invece la denuncia, per un ammontare di 15 miliardi di dollari, depositata da presso la corte federale di San Jose, California, e che combina 21 casi separati in tutti gli Stati Uniti. Al centro della diatriba il presunto tracciamento degli utenti da parte di Facebook anche dopo il logout dal social network.