Fibra ottica a Roma: ferma per il no dei condòmini
La battaglia per la fibra ottica in Italia si consuma nelle riunioni condominiali, non certo nel Parlamento. Questa è la triste realtà che emerge dall’ultima indagine sul campo effettuata dal quotidiano La Repubblica a Roma. Qualcuno ricorderà la marcia di Fibra per l’Italia e Telecom quasi un anno fa: sembrava che la capitale fosse diventata la nuova terra di conquista del digitale.
Roma cantiere aperto
Ebbene, tutto si è sgonfiato. Gli abbonati latitano, la burocrazia non si è tolta di mezzo e la Politica si è defilata. Tutto abbastanza prevedibile se non fosse che anche i condòmini hanno fatto la loro parte. Pare che almeno “due volte su tre” gli stessi amministratori – ovviamente su mandato – impongano l’alt ai provider. Niente fibra nelle case: lo status quo è così rassicurante. “Signora mia, mi hanno già fatto impazzire con la storia dei decoder. Ci manca solo l’Internet!”.
E così anche se gli operai carichi di fibra si presentano al campanello, la cittadinanza dice no. Non basta la gratuità o la promessa di nuovi servizi: la risposta è la stessa di sempre.”I lavori al Fleming (Fibra per l’Italia) sono finiti e Telecom va avanti a passo ridotto”, sottolinea La Repubblica.
“Per noi la rete è finita”, ha dichiarato Fabio Mella, chief technology officer di Fastweb. “Abbiamo raggiunto 7mila unità immobiliari. È stato un test per sperimentare i costi dell’architettura di rete che noi, Fastweb, Tiscali, Vodafone e Wind, abbiamo proposto a livello nazionale”.
“Sepoffà ” in Italia, ma non a Roma.