Google e il bottone da 110 milioni di dollari
Pensate che l'impero finanziario di Google abbia raggiunto il suo apice, e che l'azienda stia sondando nuovi mercati per incamerare nuovi profitti? Non è del tutto corretto, o meglio, Google può fare ancora molti soldi sul web, senza affannarsi.
A quanto pare basterebbe una modifica al layout, togliendo il bottone "Mi sento fortunato" della pagina di ricerca per fare, senza sforzi, altri 110 milioni di dollari all'anno. A dichiararlo è Tom Chavez, boss di Rapt, un'azienda che lavora nel campo della pubblicità.
Come molti di voi sapranno Google vive di pubblicità, cioè grazie ai click eseguiti per raggiungere un determinato prodotto o servizio di loro interesse. A ogni click Google vede salire il suo conto sempre di più: capite che, con gli infiniti di click che si fanno in un anno, i soldi nella cassaforte dell'azienda di Mountain View si moltiplicano a vista d'occhio. Ma che ruolo ha "Mi sento fortunato"? Ebbene digitando la chiave di ricerca desiderata e premendo tale bottone, verrete inviati direttamente al primo risultato che Google ritiene utile. Spesso e volentieri questo servizio non funziona correttamente e per Google ha l'effetto collaterale di "buttare fuori" gli utenti dalle sue pagine senza che abbiano potuto visualizzare o cliccare le pubblicità presenti sulle sue pagine. E da qui nasce la "perdita" di 110 milioni di dollari di cui sopra.
Sergey Brin, cofondatore di Google insieme a Larry Page, ha parlato di questo bottone come "il tentativo di raggiungere un obiettivo ambizioso, ovvero quello di portare gli utenti direttamente al risultato richiesto con un semplice click". Il più delle volte tutto questo non accade e Brin ne è consapevole, tanto da dichiarare che nemmeno lui clicca molto sull'amato bottone.
Marisa Mayer, vice presidente di Google, dichiara che il bottone non è solamente un progetto ambizioso ma sta lì a ricordare che Google non è un'azienda impegnata solamente a fare quanti più soldi possibili, ma è assolutamente assorbita dal migliorare i servizi per l'utente finale, costi quel che costi.
Beati loro che possono permettersi di lasciare sul tavolo 110 milioni di dollari per seguire un ideale. Al loro posto non credo che avremmo fatto la stessa cosa.