Il BioComputer ha magneti batterici e bus fatti di cellule
Il computer biologico è sempre più vicino, grazie a due diverse ricerche realizzate presso l’Università di Leeds (GB) e di Tokyo. Nel primo caso i ricercatori hanno trovato il modo di coltivare la magnetite, imitando il metabolismo di un batterio; nel secondo si è partiti da membrane cellulari per realizzare nanotubi.
Il Magnetospirilllum magneticum è un batterio con ha la particolare caratteristica di produrre magneti dopo l’ingestione e la digestione di ferro. Il materiale è in particolare magnetite, “il minerale con le più intense proprietà magnetiche esistente in natura”, come recita Wikipedia; e si tratta di magneti in scala nanometrica.
Magnetospirilllum magneticum
Gli scienziati sono riusciti a imitare il processo, e a creare così un sistema per coltivare la magnetite. La prima applicazione pratica di questa nuova tecnologia si trova nel mondo degli hard disk. I nanomagneti infatti si possono usare per creare dischi con una maggiore densità di dati, e in generale rappresentano un contributo rilevante alla sempre più rapida miniaturizzazione dei dispositivi elettronici.
“Stiamo arrivano velocemente ai limiti della produzione elettronica tradizionale mano a mano che i componenti diventano più piccoli”, spiega la dirigente del progetto Sarah Staniland dell’Università di Leeds. “Le macchine che abbiamo usato finora sono inadatte a scale così piccole”.
Altri scienziati invece hanno anche trovato il modo di creare nanotubi a partire da membrane cellulari. Sviluppati presso l’Università di Tokyo, questi nanotubi potrebbero un giorno trasferire informazioni – esattamente come le membrane cellulari – e costituire il sistema di comunicazione in un computer biologico costituito da cellule, come ha spiegato il Dr. Dr Masayoshi Tanaka, e aggiunge che potenzialmente avrebbero un’applicazione anche nella chirurgia umana perché completamente compatibili con il nostro corpo.