Il Consiglio di Stato libera Sky e bacchetta Romani
Sky Italia potrà partecipare all’asta per l’assegnazione delle frequenze del digitale terrestre. La conferma arriva dal Consiglio di Stato (parere 5365/2010), che era stato interpellato per un parere dallo stesso ministro per lo Sviluppo economico Paolo Romani (Asta frequenze TV: la mossa per eliminare Sky). A dicembre esplose un putiferio poiché la mossa di Romani venne interpretata come un tentativo per ostacolare Sky. Il Ministro invece sosteneva di voler sgombrare “ogni possibile equivoco su come debba essere inteso il principio della reciprocità tra Stati con particolare riferimento, ovviamente, a quelli extra UE”.
Il tutto anche se l’AGCOM, interpellata immediatamente dal Consiglio di Stato, aveva ribadito (Romani quasi in goal, ma AGCOM ha detto sì a Sky) che nulla era cambiato rispetto alle precedenti pronunce dell’organismo su questi temi.
Lo schiaffo del Consiglio di Stato
E così a distanza di qualche mese scopriamo che non ha senso parlare di reciprocità quando il codice delle comunicazioni elettroniche distingue la nazionalità dell’impresa (Sky Italia) da quella del soggetto controllante (News Corp). Ciò che fa testo è la sede dello stabilimento.
“Rispetto al principio di stabilimento in Italia, il Ministero dello Sviluppo chiedeva al Consiglio di Stato di temperarlo con il principio di reciprocità , per tutelare il pluralismo e il valore della diversità europea“, sottolinea il quotidiano di Confindustria, Il Sole 24 ore.
Non solo la richiesta è stata bocciata, ma il Consiglio di Stato ha ricordato che “non possa riconoscersi alcun potere integrativo attuativo al Ministero dello Sviluppo economico nel realizzare il bando e il disciplinare di gara, in ordine ai soggetti legittimati a presentare la domanda, individuati dall’Autorità (l’Agcom, NdR), in relazione al principio comunitario della libertà di stabilimento, al di fuori del quale può operare la verifica di piena reciprocità solo per soggetti (persone giuridiche) di nazionalità straniera e non per soggetti di diritto italiano controllati di società estere”.
La sensazione è si sia realmente perso tempo poiché il Dicastero di Romani non gode neanche del diritto di intervenire nella querelle. Secondo l’alto organo costituzionale spetta all’AGCOM “la disciplina diretta a conformare il mercato, mentre spetta al Dicastero l’adozione sul piano meramente gestionale degli atti di gara, nonché il rilascio dei titoli abilitatitivi. Ciò appare conforme alla distinzione tra indirizzo politico (“neutralizzato” dalla presenza dell’Agcom) e la gestione”.