Il Governo latita, il Digital Divide purtroppo no
I recenti problemi politici del nostro paese hanno lasciato diversi temi in sospeso. Oltre a quelli più noti, nei cassetti di qualche aula parlamentare rimangono quei provvedimenti a favore delle infrastrutture di telecomunicazione. A ricordarlo è Anti Digital Divide (ADD), preoccupata da un marasma politico che non può altro che far slittare a data da destinarsi le decisioni e gli interventi sui problemi delle nostri reti di comunicazione.
"L'ormai ex-Ministro Gentiloni aveva dichiarato che nel 2011 la banda larga sarebbe diventata servizio universale. Il servizio universale, detto in parole povere, stabilisce obblighi e parametri minimi che il fornitore di un servizio di pubblica utilità, come il servizio telefonico voce-dati, deve rispettare. Dopo l'annuncio ci saremmo aspettati almeno passi successivi e graduali che facessero aumentare progressivamente il minimo garantito già da subito. Quella data se da un lato segnava l'inizio di un processo atteso da tempo da ADD, vista con gli occhi di chi da anni subisce il digital divide ci pareva esageratamente lontana, ed oggi purtroppo, ci ritroviamo per l'ennesima volta, nella condizione di non vedere la luce alla fine del tunnel".
Anti Digital Divide spera che il prossimo ministro delle comunicazioni possa farsi carico delle promesse di Gentiloni, anche se "dal 2000 ad oggi, 2008, di passi avanti se ne sono fatti veramente pochi. Se le multe comminate dalle varie Authority alle società di TLC, che hanno violato le norme, non sono proporzionali al fatturato delle stesse, le posizioni degli attori rimarranno sempre le medesime e la situazione di noi utenti sarà sempre più pesante. Ci piacerebbe vedere che anche su questi temi si dibattesse e che i vari schieramenti facessero a gara per diminuire i tempi della vera introduzione dell'Italia nell'era digitale. (Un po' d’utopia non fa mai male!)".
"Ci piacerebbe infatti capire, su quali basi si fondava la tesi della banda larga entro il 2011, e per quale motivo non si sia provveduto ad un aggiornamento del servizio universale che ormai manca dal 1997, nonostante l'articolo 3 comma 2 del D.P.R. 318/97 preveda che ci debba essere un aggiornamento in base allo sviluppo tecnologico ed una valutazione almeno ogni 2 anni".
Ci accodiamo all'appello di ADD, consci che se non sarà fatto qualcosa di concreto – non tante belle chiacchiere – l'Italia rimarrà fanalino di coda delle TLC in Europa, grazie a un circolo vizioso dove gli utenti sono le grandi vittime: chi paga troppo o chi non è coperto dai servizi. Nel ventesimo secolo questo non è accettabile, specie constatando come Paesi meno "grandi" e ricchi dell'Italia propongono servizi di gran lunga migliori.