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Internet senza server: progetto UE basato sul file sharing

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Internet senza server: progetto UE basato sul file sharing

di Valerio Porcu giovedì 31 Ottobre 2013 11:55
  • 3 min
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Niente più server su Internet, ma una Rete tutta costruita su trasferimenti peer-to-peer del tutto simili a BitTorrent; e al centro di tutto non più le macchine, ma le informazioni. Questa è la sintesi del progetto PURSUIT. Sviluppato da un consorzio di università europee con il sostegno dell'Unione Europea, questo progetto ha anche ottenuto un premio lo scorso maggio.

"La rete si concentra sul tipo di dati trasferiti piuttosto che sulla loro posizione", si legge sul comunicato stampa dell'Unione Europea. Spostando il focus dell'attenzione dai server alle informazioni si dà centralità al contenuto, che diventa il dato rilevante al posto dell'indirizzo IP. In questo modo si "offre agli utenti maggiore controllo su come e quando si accede ai dati".

L'idea è relativamente semplice, ma probabilmente utopistica. Si passerebbe da una rete basata su server e PC a un sistema in cui le informazioni passano da un PC all'altro. I server non scomparirebbero del tutto, ma diventerebbero un anello in una catena più paritaria. Elemento fondamentale è che la rete non è più definita dalle macchine collegate e dai loro indirizzi IP, ma dalle informazioni che circolano – tutte identificate tramite una sorta d'impronta digitale.

Nel prototipo immaginato dai ricercatori di Cambridge una persona A trasmette contenuto al dispositivo di B, quest'ultimo a C e così via. L'utente Z quindi non riceverà una certa pagina web dal server – o non solo almeno – ma anche da una rete di altre persone. Nel caso di un video in streaming, per esempio, non sarebbe necessario un potente data server per farlo vedere a migliaia di persone allo stesso tempo, perché tutti gli spettatori metterebbero a disposizione un po' di potenza per renderlo accessibile a tutti.

Ogni computer collegato gestirebbe solo alcuni frammenti dell'informazione completa, e solo quelli autorizzati potrebbero vederla nella sua forma completa e leggibile, come si può comprendere dal video integrato.

Di PURSUIT esiste già un prototipo funzionante, che ha permesso di ottenere i generosi finanziamenti europei. Grazie agli evidenti pregi: non solo permetterebbe di ridurre la potenza dei data center e relativi consumi, ma anche di rendere le comunicazioni meno vulnerabili ad eventuale spionaggio. Una Internet di questo tipo inoltre sarebbe anche immune ai sempre più comuni attacchi DDoS.

Nell'equazione andrebbero considerati i problemi di tablet e smartphone, quali autonomia, banda disponibile e memoria, ma sono tutti ostacoli superabili – come ha spiegato a Gigaom Dirk Trossen, direttore tecnico del progetto PURSUIT.

Meno consumi, meno problemi di banda e meno spionaggio? C'è da chiedersi che cosa stiamo aspettando, ma ci sono alcuni dettagli importanti a frenare gli entusiasmi. Tanto per cominciare il problema della sorveglianza non sarebbe risolto, al massimo attenuato.

PURSUIT, però, da solo non ci metterebbe al riparo dallo spionaggio globale. "La sorveglianza svelata da Snowden è stata resa possibile in gran parte dalla centralizzazione dei componenti principali dell'Internet odierna. Ci sono alcune misure strutturali che si possono prendere per evitarlo, ma è difficile. Non credo che le cose sarebbero molto diverse in un mondo PURSUIT, senza una spinta sociale per ridurre la sorveglianza. In breve, censura e sorveglianza sono un problema della politica e della società", ha sottolineato Trossen.

Da un punto di vista tecnologico, poi, è davvero possibile che tutta Internet si possa ridefinire seguendo il modello PURSUIT? Potremmo davvero ridefinire la rete abbandonando la riconoscibilità delle macchine in favore della quasi ineffabilità delle informazioni? No, purtroppo no.

Ma se PURSUIT non può cambiare Internet, allora perché gli hanno dato quasi sei milioni di euro? Perché è comunque un soluzione brillante al problema delle reti sicure e della protezione dei dati. Di possibili applicazioni ce ne sono diverse, e quelle militari non mancano: PURSUIT infatti è l'evoluzione di due progetti precedenti, TRILOGY e PSRIP (PDF e PDF2), che contano effettivamente anche su espliciti interessi da parte delle forze armate, oltre che di istituzioni e aziende del settore telecomunicazioni.

Aggiornamento: è stata aggiunta una frase per chiarire la tecnica con cui avviene il trasferimento dei dati e come questi vengono resi sicuri: Ogni computer collegato gestirebbe solo alcuni frammenti dell'informazione completa, e solo quelli autorizzati potrebbero vederla nella sua forma completa e leggibile, come si può comprendere dal video integrato.

di Valerio Porcu
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