Brevetti concessi al primo che li chiede
Normativa sui brevetti USA: favoriti i ricchi
Il motivo delle discussioni accese su questa novità è che le aziende
di grandi dimensioni potranno permettersi di assumere consulenti a tempo
pieno che si occupino di mandare avanti il più velocemente possibile le
domande di brevetto all’USPTO, mentre quelle piccole difficilmente riusciranno ad aggiudicarsi qualche invenzione a causa delle minori risorse.
In effetti, da questo punto di vista la nuova normativa sembra poco
equa e democratica, anche perché qualora il piccolo inventore intendesse
riprendersi la sua legittima invenzione dovrebbe potersi permettere di
pagare gli avvocati e le spese processuali, cosa che una grande azienda
non avrebbe certo problemi a fare.
Perché la nuova legge abbia corso manca solo la firma di Obama
Nell’ottica dei promotori, la nuova normativa dovrebbe consentire
alle aziende più grandi di trasformare velocemente in realtà le loro
invenzioni, spingendo la crescita dell’economia. Se qualcuno sta
pensando che dietro alla nuova normativa potrebbe esserci lo zampino di
qualche grosso produttore hardware o software, lasciate perdere le
teorie complottiste: negli Stati Uniti il lobbying è legittimo ed è una pratica ampiamente usata alla luce del sole dalle aziende per fare pressioni anche sugli enti governativi.
Non ci sono novità , invece, nel merito del dibattimento dei processi per violazione di brevetti,
cosa che aveva chiesto a gran voce il gruppo di aziende guidato da
Microsoft, a cui avevano aderito Google, Apple, Intel, Yahoo, Dell,
Facebook, HP, Toyota e altre. Il processo per violazione di brevetto era
e resta l’unico nel sistema legislativo statunitense a partire da una
presunzione di colpevolezza dell’imputato, quando tutti gli altri
partono da una presunzione di innocenza (Microsoft vara la coalizione contro i troll dei brevetti).
La nuova legge non abbasserà sicuramente il numero dei processi per violazione di brevetti
Il capitolo della riscossione delle tasse sui brevetti non riguarda
certo lo svolgimento dei processi ed è un affare tutto americano:
l’USPTO potrà in sostanza autofinanziarsi stabilendo autonomamente le tasse sui brevetti depositati.
Ottimisticamente si potrebbe pensare che potranno essere assunti più
esaminatori e quindi le richiesta saranno analizzate meglio, ma volendo
essere velenosi si potrebbe dire che potrebbero essere convalidate tutte le
richieste presentate solo per far salire i guadagni.
C’è da augurarsi che non accada qualcosa di simile alla storia di
Antonio Meucci, il nostro connazionale che inventò il telefono (allora
telettrofono), ma non poté realizzare un brevetto standard per mancanza
di soldi. Fu costretto a presentare un brevetto non definitivo, da
rinnovare ogni anno al prezzo di 10 dollari. Il brevetto definitivo gli
sarebbe costato 287 dollari, ma Meucci non ne aveva più di 20.
In ultimo, il disegno di legge prevede un nuovo iter per invalidare i
brevetti relativi a un prodotto o a un servizio finanziario, e vieta espressamente di brevettare strategie fiscali.
Il senatore democratico Patrick Leahy, che ha spinto per l’approvazione
di questo disegno di legge, ha scritto in un comunicato che “la nuova
legge sui brevetti farà in modo che grandi e piccoli inventori possano avere lo stesso vantaggio competitivo che ha messo l’America al vertice dell’innovazione globale.” Ne siamo certi?