L’obsolescenza programmata diventa reato grave in Francia
L'obsolescenza programmata è diventata un grave reato in Francia. La pena massima è di due anni di reclusione per l'amministratore delegato dell'azienda responsabile e una multa di 300mila euro – che può salire fino al 5% del fatturato generato nel paese.
È passato poco meno di un anno dall'approvazione dell'emendamento della commissione speciale per l'energia; adesso la nuova legge sull'efficienza energetica contiene questo piccolo grande dettaglio che perplime anche le associazioni dei consumatori.

Il Governo vorrebbe proteggere i consumatori dal comportamento sleale di alcune aziende, ovvero progettare dispositivi che dopo pochi anni sono destinati a rompersi. Il meccanismo è noto – risale al 1924 con il Cartello Phoebus – e serve ovviamente ad alimentare le vendite. Prodotti troppo efficienti generebbero cicli di vita troppo lunghi, con gravi effetti collaterali sulle attività aziendali.
Il problema è che è difficile definire o individuare la deliberata azione dei produttori, anche se un'indagine dell'European Consumer Centre, pubblicata nel 2013, sembrerebbe indicare il contrario.
Esistono infatti vari tipi di obsolescenze: quella dovuta a un difetto funzionale, all'incompatibilità con nuovi aggiornamenti, alla non disponibilità di parti di ricambio, etc. Come scovarle? Beh, la legge francese non arriva a tanto e rimane vaga sull'operatività.
La buona notizia è che qualcosa inizia a muoversi in questa direzione. La Francia è un'avanguardia, ma Belgio, Olanda e Finlandia sono intenzionate a fare lo stesso. Persino la Commissione Europea ha in cantiere un progetto ad hoc per il 2016. I rifiuti di apparecchiature elettroniche (RAEE) hanno un costo non solo per l'ambiente ma anche di gestione. Il tema non è filosofico, bensì economico.