Non pagate Italia-Programmi.net! La truffa continua
Il Nucleo speciale frodi telematiche della Guardia di Finanza (Gat) ha ribadito che non bisogna versare alcuna somma a Italia-Programmi.net. Quando si riceve la lettera di questi truffatori bisogna rivolgersi alle forze di Polizia e segnalare l’accaduto, avendo cura di ricordare agli inquirenti che è già in atto presso la Procura di Roma il procedimento penale n° 52184/11. Questo dovrebbe scongiurare la duplicazione delle attività di indagine. Ne abbiamo già parlato a marzo (Italia-programmi.net: pagare oppure no? La decisione dell’Antitrust), ma adesso la truffa del finto software gratuito sta per giungere all’epilogo.
Dopo la sanzione dell’Antitrust da 1,5 milioni di euro, adesso si sono attivate numerose Procure della Repubblica perché le lettere che intimano il pagamento di 96 euro stano continuando ad arrivare nelle case degli italiani. Adesso nei testi si parla anche di un presunto (e fasullo) procedimento civile presso un fantasioso “tribunale regionale giudiziario” e dell’affidamento della pratica (truffaldina) ad una struttura specializzata nel recupero dei crediti.
Italia-Programmi
Da quest’autunno il numero delle denunce ha raggiunto quota 500. “Un intreccio di società (di cui la misteriosa Estesa Ltd. è forse la principale entità ) e l’indirizzamento del flusso di denaro indebitamente riscosso verso un conto corrente cipriota sono contorni già ben definiti, così come è ben chiaro il ruolo di un sessantacinquenne ungherese – Sandor Dezso Fekete – che apparentemente avrebbe il ruolo di regista della gigantesca truffa”, ecco lo scenario descritto dal Gat.
“Le attività investigative hanno innescato una serie di collaborazioni con le Autorità giudiziarie e le Forze di Polizia all’estero, avviando una sorta di staffetta che vede in campo Austria, Germania, Grecia, Cipro, Seychelles e Stati Uniti”.
Niente di nuovo: facevano lo stesso i gestori di easy-download.info. “[…] il consumatore digitava su Google il nome del prodotto, disponibile peraltro liberamente in rete, utilizzando parole chiave come gratis e come primo risultato appariva il link www.italia-programmi.net, tramite il quale si trovava nella homepage del sito”, si leggeva nel primo comunicato ufficiale dell’Antitrust.
“Introducendo i dati personali, come richiesto per registrarsi e scaricare il software ricercato, e senza la richiesta di carte di credito o altre modalità di pagamento, il consumatore attivava inconsapevolmente un contratto di abbonamento a titolo oneroso di durata biennale, dell’importo annuale di 96 euro. La pagina di registrazione riportava i termini dell’abbonamento con un’evidenza grafica non sufficiente ad una loro immediata comprensione”.
Oggi Italia-Programmi mostra sul suo sito la comunicazione della sottoscrizione a titolo oneroso di un abbonamento del costo di 8 euro e il pagamento anticipato di 96 euro per il primo anno – sebbene in caratteri piccoli. Il problema è che secondo gli inquirenti tale indicazione è visibile sono negli orari diurni. Insomma, ci riprovano.