Il primo contatto
Il primo contatto
La OM-D E-M5 si rifà , evidentemente, alla storia Olympus e al celebre marchio OM, che ha identificato fino al 2002 una serie di piccole, robuste reflex di notevole personalità ; reflex che potevano contare, tra l’altro, su un parco ottiche d’indiscutibile qualità .
L’operazione-nostalgia è scattata prepotente, tanto che nella parte superiore del corpo macchina sembra quasi sia ospitato un pentaprisma, anche se in realtà è un mirino elettronico. L’ottica è intercambiabile, e ci si aspetterebbe quasi di trovare l’attacco OM, ma al suo posto abbiamo la baionetta Micro Quattro-Terzi, che la gamma OM-D condivide con la serie PEN. Non si tratta di una reflex, ma di una mirrorless.
Olympus OM-D E-M5 – Immagini catturate con versione firmware preliminare (v0.95).
La prima domanda che ci siamo posti, già al momento della presentazione, è quindi stata: la E-M5 si “meriterà ” il nome OM, o si è trattato solo di un’abile operazione di marketing? In cosa si differenzia delle PEN? La domanda è più che legittima se si considera che il prezzo (ancora non fissato ufficialmente) dovrebbe superare i 1000 euro, non proprio una bazzecola.
Una prima risposta che si può dare a questa domanda è che la E-M5 (ma questo varrà anche per tutte le future OM-D), costituisce un sistema semi-pro, con caratteristiche fisiche e di robustezza adatte a un uso intensivo. Ne abbiamo avuto subito un prova: tutti i modelli a disposizione della stampa hanno lavorato per le vie di Amsterdam 4 giorni prima di finire in mano nostra, a temperature molto basse e, spesso, sotto la pioggia – nessuna vittima.
Da sottolinare, a proposito, che non è solo il corpo della E-M5 a essere tropicalizzato, ma anche gli obbiettivi e gli accessori specifici per OM-D: il flash FL-LM2 fornito in dotazione, l’ottica M.ZUIKO DIGITAL ED 12-50 mm f3.5-6.3 EZ, il battery grip e il nuovo l’adattatore MMF-3 per lenti Quattro Terzi.
Olympus OM-D E-M5 – Immagini catturate con versione firmware preliminare (v0.95).
Il corpo macchina è più piccolo e snello rispetto a una reflex media. L’assenza dello specchio si fa sentire. L’impugnatura risente un po’ dello spessore ridotto, ma è abbastanza larga da essere confortevole e sicura, anche grazie a un buon appoggio per il pollice; restituisce un buon feeling. Con l’impugnatura aggiuntiva, disponibile come accessorio, la presa migliora sensibilmente.
Olympus OM-D E-M5 – Immagini catturate con versione firmware preliminare (v0.95).
Nella parte superiore troviamo 3 ghiere. Una a sinistra, per la selezione del programma di scatto, e due a destra, la prima delle quali in posizione avanzata (concentrica al pulsante di scatto) e l’altra più arretrata; in P, A e S, la ghiera arretrata comanda il parametro libero e la ghiera frontale la compensazione esposimetrica, mentre in manuale le due ghiere controllano tempi e diaframmi.
Realizziamo con la E-M5 tra le mani che la doppia ghiera è, in effetti, un elemento distintivo tipico delle reflex prosumer rispetto ai modelli entry-level, e siamo lieti che Olympus abbia optato per questa soluzione. L’efficacia è ottima, peccato che la ghiera frontale e il pulsante di scatto siano in plastica anziché in metallo – all’atto pratico non fa differenza, ma l’appeal sarebbe migliorato.
Il dorso ricorda più da vicino le PEN, con il classico PAD direzionale, i pulsanti di accesso ai menù (piuttosto piccoli, non praticissimi da azionare) e il display da 3 pollici orientabile (80° verso l’alto, 50° verso il basso). È un buon modello OLED da 610.000, touch screen, ma la E-M5 invoglia a essere usata con il mirino elettronico, che è abbastanza efficace e confortevole anche per chi porta gli occhiali (è comunque disponibile una regolazione diottrica).