Open Data anche in Italia: faremo le pulci alla Casta
Gli italiani stanno per scoprire i benefici degli Open Data (Dati.gov.it), ovvero dei dati raccolti dalle strutture Pubbliche e diffusi online o in modalità digitale per rispondere a esigenze di trasparenza. Come ricorda il quotidiano La Repubblica, dopo il primo esperimento del Comune di Udine, legato al bilancio, ecco quelli di Firenze, Torino, Matera e Roma.
Senza contare le Regioni: in testa il Piemonte che mostra online tutti i dati istituzionali, come ad esempio quelli che riguardano la Sanità . Infine chiude il cerchio l’ISTAT, che sta per inaugurare un suo servizio online per la diffusione di ogni dato statistico.
Open Data
Tutto questo all’estero si è tradotto in un passo in avanti per l’efficienza della pubblica amministrazione, poiché nessuno potrà più nascondersi dietro a una marea di dati fasulli. Ovviamente ci sarà sempre spazio per chi contesta le fonti, ma a questo è un altro discorso.
Riccardo Luna, su La Repubblica, cita ad esempio il caso del Regno Unito, dove “il governo mette a disposizione dati sulle performance delle strutture sanitarie pubbliche o sulle scuole“. E questo “porta i cittadini a fare scelte più informate e a una maggiore efficienza del sistema”.
E come dimenticare la Open Knowledge Foundation, che “ha lanciato un servizio wheredoesmymoneygo, (“dove vanno a finire i miei soldi”) con cui ogni cittadino capisce come è composta la spesa pubblica”.
“Benvenuti su Dati.gov.it – il Portale dei dati aperti della PA, nato per consentire a cittadini, sviluppatori, imprese, associazioni di categoria e alle stesse pubbliche amministrazioni di fruire nel modo più semplice e intuitivo del patrimonio informativo della pubblica amministrazione. Con Dati.gov.it si apre una nuova stagione per la trasparenza e l’innovazione nella PA italiana, fatta di App per smartphone, applicazioni, servizi web e visualizzazioni creative che potranno fare base sui dati riutilizzabili in formato aperto rilasciati dalla PA”, si legge nel comunicato di benvenuto del sito.
Buone notizie insomma, a patto che i dati vengano interpretati adeguatamente, come suggerisce il presidente dell’Istat Enrico Giovannini.