Pirateria: i motori di ricerca cinesi alla sbarra
Il Governo cinese ha iniziato a collaborare con le major discografiche per ridimensionare il fenomeno locale della pirateria. Un mercato, che secondo le stime, relega la legalità all'1% del totale e a un fatturato di soli 76 milioni di dollari – praticamente un punto percentuale del mercato mondiale.
Via libera quindi alle prime azioni legali presso i tribunali cinesi. Universal, Sony BMG e Warner hanno inchiodato alla sbarra il più famoso motore di ricerca cinese, Baidu, e in un altro procedimento l'antagonista Sogou. Di fatto i motori di ricerca in Cina favoriscono l'accesso ai siti di download illegale.
Stessa sorte per Yahoo China, che però si ritrova imputata in un processo imbastito dalla stessa Corte Superiore del Popolo di Pechino. L'accusa è sempre la stessa: violazione delle norme sul copyright.