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Prestazioni Internet pubblicizzate, da fasulle a verosimili

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Prestazioni Internet pubblicizzate, da fasulle a verosimili

di Dario D'Elia mercoledì 8 Agosto 2018 11:54
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Gli 11 principali operatori Internet inglesi hanno iniziato a pubblicizzare i loro servizi di connettività residenziale indicando prestazioni nettamente inferiori rispetto a qualche mese fa. Which?, la rivista della storica Consumers' Association, ha confermato gli effetti benefici generati dalle nuove norme introdotte a maggio dal Committees of Advertising Practice – il garante della pubblicità inglese.

Un'approfondita analisi ha svelato che le offerte ADSL di BT, EE, John Lewis Broadband, Plusnet, Sky e altri operatori, precedentemente pubblicizzate con il termine "fino a 17 Mbps", adesso indicano 10 o 11 Mbps.

internet
Photo Credit – Depositphotos.com

Il motivo si deve al fatto che in passato era consentito fare riferimento alla soglia massima raggiunta dal 10% degli utenti, mentre oggi bisogna considerare la media massima nelle ore di picco (20.00-22.00) raggiunta dal 50% degli utenti. Complessivamente i 12 provider presi in esame – solo Virgin Media ha incrementato le prestazioni promesse – hanno ridotto di circa il 15% i dati prestazionali delle offerte "fino a 17 Mbps" e quelle "fino a 100 Mbps".

Una svolta per il mercato, considerato che proprio Which? Aveva dimostrato con una precedente indagine che i servizi promessi andavano il 51% in meno di quanto promesso. "I consumatori adesso avranno un'idea più chiara delle velocità che possono essere raggiunte quando decidono di fare acquisti nel broadband", ha dichiarato Alex Neill, direttore servizi domestici di Which?.

"Per coloro che ancora stanno lottando per ottenere una ragionevole velocità o connessione, il governo deve portare avanti i suoi piani fondamentali per fornire il servizio di cui i clienti broadband hanno bisogno, senza che ciò costi loro uno sproposito".

Da rilevare che la battaglia delle associazioni dei consumatori su questo fronte imperversa dal 2013 ma solo grazie all'azione del Committees of Advertising Practice è stato possibile giungere a una svolta. Prima ha indetto una consultazione pubblica, che ha coinvolto 200 provider, associazioni, think tank e il Garante delle Comunicazioni (OFCOM), poi è giunto a linee guida che sono state introdotte il 23 maggio 2018.

E in Italia?

L'AGCOM recentemente grazie alla Delibera 292-18-CONS, non solo impone maggiore trasparenza sull'impiego del termine "fibra" ma ha anche indicazioni sulle stime prestazionali mostrate ai consumatori. Ha chiesto agli operatori di fornire un dato statistico reale della velocità massima e minima relazionata alla connessione end-to-end durante l'ora di punta.

"Tale velocità idealmente rappresenta una stima di quella che sarebbe misurabile tra la CPE (il router, NdR) dell'utente finale ed un server remoto posizionato al punto di interscambio tra la Internet globale e la rete dell'operatore che offre i servizi di accesso all'utente", si legge nella delibera. Insomma, in fase pre-contrattuale l'operatore dovrà fornire una stima e un intervallo di valori massimi e minimi di download e upload.

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I nuovi obblighi informativi

In sintesi gli utenti, prima della firma, conosceranno esattamente il tipo di tecnologia impiegata (ADSL, ADSL2, etc.), distinguendo tra ULL, bitstream e altre modalità, nonché "le caratteristiche minime che il sistema di accesso dell'utente deve possedere al fine della integrale e corretta esecuzione del contratto di accesso a Internet", prestazioni stimate, banda minima di uploading e downloading, ritardo massimo di trasmissione dati e tasso di perdita pacchetti.

Gli operatori saranno quindi costretti a compiere dei test campionari però non più su base nazionale, bensì locale." I parametri a cui fa riferimento il provvedimento in oggetto rappresentano una stima della velocità minima e massima attesa nella specifica postazione fissa del cliente", puntualizza l'AGCOM.

Il Commento

L'approccio inglese e quello italiano fanno emergere una netta differenza procedurale. Colpisce il fatto che sia stato il Garante della pubblicità a prendere l'iniziativa invece che quello delle comunicazioni, come in Italia.

Probabilmente l'equilibrio di poteri fra le rispettive istituzioni è differente, inoltre sull'ingannevolezza delle campagne in alcuni casi agisce l'AGCOM in altri l'Isituto di dell'Autodisciplina Pubblicitaria (IAP). Ad ogni modo quel che conta è la decisione di affrontare il tema coinvolgendo tutti gli attori del settore.

Non resta che attendere gli effetti della delibera AGCOM in Italia, perché non esiste comportamento più ingannevole che quello di pubblicizzare un servizio che non mantiene le promesse. Fermo restando il fatto che esiste una difficoltà reale e tecnica nello stabilire con precisione le prestazioni erogate prima dell'attivazione della connettività.

E dire che basterebbe certificare in fase installazione la qualità delle connessioni. Al di sotto una certa soglia promessa sarebbe sufficiente riconoscere uno sconto in fattura.

di Dario D'Elia
mercoledì 8 Agosto 2018 11:54
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