SIAE spiega la tassa sui trailer online dei film
La SIAE ha avuto il coraggio di spiegare nei dettagli i motivi che si nascondono dietro la recente decisione di battere cassa nei confronti dei siti che pubblicano trailer cinematografici. Nel comunicato diffuso qualche giorno fa si parla esplicitamente dell’esigenza di regolarizzare siti di trailer e commerciali “poiché diffondere al pubblico colonne sonore senza aver assolto i diritti rappresenta una violazione della legge”.
“I magazine e i blog cinematografici online e gli altri siti aumentano la loro attrattività verso gli utenti (e quindi verso gli inserzionisti pubblicitari) arricchendo con i trailer e con la musica in genere i loro contenuti”, si legge nel documento SIAE. “È una bella opportunità offerta dal digitale con costi che, grazie alle soluzioni tecnologiche disponibili, come embedding e deep link, sono ormai alla portata di moltissimi siti e blog”.
È una tassa quella SIAE?
“Chi riesce ad azzeccare l’idea commercialmente più valida e a veicolarla ad un pubblico sempre più vasto, ha la possibilità di beneficiare economicamente della sua attività e del suo spirito imprenditoriale”.
In pratiche la SIAE sostiene che si debbano pagare i diritti per le colonne sonore e quindi le licenze, nel rispetto della normativa vigente che protegge gli interessi dei detentori di copyright. In detagglio si parla di 450 euro a trimestre per pubblicare non più di 30 trailer. “La questione dei trailer e più in generale dei contenuti audiovisivi promozionali è stata trattata con l’AGIS e con l’ANICA, che rappresenta produttori e distributori, ovvero coloro che sono anche i proprietari originali dei trailer”, conclude il documento.
“Houston we’ve got a problem” disse Swigert dall’Apollo 13
Ora, se da una parte è accettabile che la SIAE curi gli interessi dei suoi associati, dall’altra è evidente che siamo di fronte a estremizzazioni. La prima questione riguarda la licenza Video on Demand, che non fa differenza tra un trailer e un intero film. Come si può accostare un contenuto video di un minuto a uno di 90? Non da meno la scelta di non fare differenza tra trailer residenti su server e embeddati, magari grazie a YouTube.
Insomma, la dirigenza SIAE perplime. Prima parla delle opportunità di business del digitale, di fatto mettendo il naso nelle tasche del settore, e poi dimentica che i dettagli tecnologici (e non) su Internet sono sostanziali. “È un balzello del tutto antieconomico anche per grandi siti che potrebbero permettersi di pagare la licenza. Quando mai solo 30 trailer possono produrre tanto traffico da generare introiti tali da ripagare 1.800 euro all’anno?“, fa sapere Il Corriere della fantascienza, una delle prime vittime dell’iniziativa.
Avrebbero potuto inventarsi una licenza specifica per i trailer: l’avremmo considerato almeno un ceffone in guanti di velluto.
“La Siae chiede un obolo ignorando le dinamiche tecniche ed economiche di internet”, ha dichiarato l’avvocato IT Fulvio Sarzana. “È quello che succede quando si applicano ciecamente al web le vecchie regole del diritto d’autore. Per le quali è sempre più necessaria una norma di aggiornamento e di adeguamento alle nuove tecnologie. Paradosso tra i paradossi, Agis permette alle sale cinematografiche di pubblicare gratis i trailer sui propri siti, a quanto si legge in una circolare che ha inviato”.
“Avidità ed ingordigia stanno per spegnere la pubblicità cinematografica che corre sul web o, almeno, per limitarla in maniera importante. Siamo di fronte ad un classico caso nel quale la gestione dei diritti d’autore è affidata ad una politica miope: per portare a casa – e redistribuire nessuno sa come – un pugno di euro, si accetta il rischio di svuotare ancora di più le sale cinematografiche e, più in generale, le casse dell’industria cinematografica”.