Touchscreen a basso costo grazie ai nanotubi
Un team di ricercatori del Fraunhofer Institute ha trovato un modo per realizzare schermi touchscreen senza usare materiali rari (La Cina mette sotto chiave i metalli rari dell’hi-tech) e costose materie prime come l’indio. Il “trucco” sta nel sostituire i piccoli elettrodi basati su ossido di indio-stagno (indium-tin-oxide ITO) con elettrodi formati da nanotubi al carbonio e polimeri.
L’ossido di indio-stagno è usato normalmente nei touchscreen, al di sotto della superficie di vetro, poiché riesce a condurre basse correnti e consente di far vedere i colori a schermo in modo chiaro.
Secondo i ricercatori il foglio di elettrodi consiste di due strati: il primo è un foglio sottile composto dal poco costoso polietilene tereftalato (PET), usato anche nelle bottiglie di plastica. Il secondo è un mix di nanotubi al carbonio e polimeri conduttori di elettricità che sono applicati in forma di soluzione liquida, e che quando si asciugano formano una pellicola sottile.
A causa dell’indurimento del polietilene tereftalato i nanotubi di carbonio offrono stabilità alla combinazione di queste materie plastiche, creando così una rete in cui i polimeri elettricamente conduttivi possono essere ancorati saldamente. La pellicola è flessibile e oltre che per i touchscreen può essere applicata anche in altri settori, come pellicola fotovoltaica per tetti ondulati o con strutture irregolari.
L’approccio scelto dai ricercatori è simile ad altri già provati in passato, abbandonati perché gli strati non assicuravano l’affidabilità di quelli all’ossido di indio-stagno e si rompevano, stressati dalla umidità , pressione e luce ultravioletta. Secondo i ricercatori l’uso dei nanotubi al carbonio rende gli strati molto più stabili.
Al momento non è chiaro quando questa soluzione tecnologica sarà usata per prodotti commerciali. Tuttavia, vista l’aria che gira attorno ai minerali rari, trovare un’alternativa sta diventando sempre più una necessita e non un esercizio di stile.