WikiLeaks boicottata e senza soldi, stop ai cablo
È allarme rosso per WikiLeaks. Il sito cofondato da Julian Assange e diventato famoso per aver messo a nudo i segreti dei potenti e i retroscena della politica internazionale e non solo, sospende le pubblicazioni.
Ad annunciarlo è stato lo stesso Assange, che nel corso di una conferenza stampa ha dichiarato che ci sono ben altre priorità prima di andare avanti: combattere il blocco finanziario da parte del mondo bancario e trovare nuovi fondi. In poco tempo il sito ha infatti perso il 95 percento degli introiti a causa dell’ostracismo di Bank of America, Visa, Mastercard, PayPal e Western Union.
“Il blocco è al di fuori di qualsiasi processo pubblico responsabile. È avvenuto senza un controllo democratico e trasparente. Lo stesso governo americano ha trovato che non c’erano motivi legittimi per aggiungere Wikileaks a un blocco finanziario. Tuttavia il blocco di Wikileaks da parte di società finanziarie USA politicizzate continua”. La teoria di Assange è molto chiara: il governo sta facendo pressioni sui colossi finanziari per mettere a tacere una voce scomoda.
Secondo Assange nel 2010 WikiLeaks riceveva 100mila euro in donazioni al mese, ma quest’anno si è verificato un calo drastico delle entrate, fino ad arrivare a 6000/7000 euro, sempre mensili. Si tratta di cifre insufficienti a coprire i costi del servizio (che non sono solo affittare dei server) e per questo è necessario lo stop temporaneo (per ora) delle pubblicazioni dei cablogrammi, che dal dicembre 2010 hanno creato non pochi grattacapi a diverse aziende e governi.