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Il futuro instabile delle memorie SSD

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Il futuro instabile delle memorie SSD

di Paola Saccardi martedì 2 Luglio 2013 15:51
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La tecnologia di memoria a stato solido, solid state drive o SSD, ha avuto una crescita notevole negli ultimi anni, grazie ad alcune caratteristiche vantaggiose come la velocità di lettura/scrittura dei file o il minor consumo energetico, tanto che viene da chiedersi quale sarà l'evoluzione e la diffusione futura in ambito aziendale e se andrà a sostituire i tradizionali hard disk, ormai più che consolidati.

Kroll Ontrack, azienda specializzata nel recupero dei dati, ha realizzato una ricerca su un campione di 320 aziende appartenenti a diversi settori per capire quale percezione e conoscenze hanno gli utenti sui drive a stato solido. "Ci siamo accorti che esiste ancora una scarsa conoscenza sulle tecnologie SSD seppur vengono sempre più utilizzate in ambito professionale e nelle aziende, in ambienti server di tipo ibrido, con il rischio di non sapere quali possano essere le conseguenze in caso di guasto e perdita dei dati" ha precisato Paolo Salin, country manager di Kroll Ontrack.

Paolo Salin – country manager di Kroll Ontrack

Risultati dell'indagine

L'indagine di Kroll Ontrack ha contribuito a delineare una panoramica sulla diffusione delle tecnologie SSD che sono sempre più utilizzate sia in ambito professionale sia privato, infatti, il 35,6% del campione intervistato dall'azienda ha indicato di usare i drive a stato solido in entrambi gli ambiti, mentre il 38,4% di usarli in ambito prettamente professionale.

Il 9,4% ha, invece, indicato un utilizzo esclusivamente a livello domestico. Dall'indagine è anche emerso che i principali utilizzatori di SSD sono i manager (il 50,8%), che li utilizzano perché presenti su tablet e dispositivi mobili in genere, mentre, l'implementazione di SSD sta avvenendo progressivamente insieme alla sostituzione delle tecnologie tradizionali (il 20,3%). Per il 9,3% delle aziende intervistate, invece, il passaggio alla tecnologia SSD è comunque in pianificazione.

Kroll Ontrack ha anche chiesto agli intervistati quali erano secondo loro i vantaggi dell'utilizzo di SSD e la risposta che è andata per la maggiore ( l'87% del campione) è stata la velocità di accesso ai dati. Seguono, seppur con percentuali molto più basse, l'affidabilità (l'8,8%) e il risparmio energetico (il 4,4%).

Dal punto di vista dei rischi connessi all'utilizzo di SSD, invece, pare che non ci siano idee chiare sulla durata di questa tecnologia, infatti, ben oltre la metà delle aziende intervistate (il 66,7%) afferma di non riuscire a stimare la vita media di un SSD. C'è anche chi teme per le difficoltà di recuperare i dati a causa della presenza nelle memorie SSD della crittografia proprietaria (il 12,1%) o per l'assenza di garanzie sulla cancellazione sicura dei dati (il 4,1%).

Il 13,3% degli intervistati, invece, non percepisce alcun pericolo. Mentre alla domanda se ritiene che ci siano più pericoli nell'utilizzo della tecnologia SSD il 67% delle aziende ha risposto che il rischio di perdita dei dati da SSD è uguale (il 42,2%) o superiore (il 24,8%) rispetto a un hard disk drive tradizionale. Quindi soltanto 1 azienda su 3 considera gli SSD più sicuri degli hard disk.

Miti da sfatare

Kroll Ontrack ha anche identificato alcuni miti diffusi sulla tecnologia SSD per verificare quanto corrispondano alla realtà, come, per esempio, l'idea che trattandosi di memorie a stato solido le unità SSD presentino una minore incidenza di guasti rispetto agli HDD che, invece, possiedono parti meccaniche in movimento, quindi più suscettibili agli urti.

In effetti gli SSD memorizzano i dati sui chip, in modo non sequenziale, attraverso dei connettori e si differenziano dagli hard disk anche per la presenza della crittografia. "Quello che differenzia le memorie SSD è che ogni singolo chip di memoria possiede un singolo e unico chip di crittografia" ha precisato Paolo Salin. Questa univocità che caratterizza gli SSD si porta dietro dei vantaggi e degli svantaggi.

"I problemi che possono causare una perdita dei dati di un SSD derivano dai guasti ai componenti elettronici. Se capita, per esempio, un guasto al controller flash che controlla tutte le operazioni della memoria di massa diventa impossibile recuperare i dati" fa presente Salin. A livello del recupero dei dati su questi dispositivi ci sono alcune problematiche o sfide, per chi lo fa di mestiere, che riguardano la mancanza di standard negli algoritmi di memorizzazione.

I dati memorizzati sono infatti memorizzati in formato crittografato e la chiave di decriptazione è nota soltanto al produttore. Nel caso di perdita dei dati da SSD, dunque, l'intervento di recupero risulta più complesso e "Kroll Ontrack sta affrontando con successo le sfide della tecnologia flash grazie ai continui investimenti in Ricerca & Sviluppo e oltre 25 anni di esperienza nel settore" rassicura Paolo Salin. Altro punto critico riguarda la cancellazione dei dati perché "anche utilizzando tecniche di cancellazione sicura, esiste comunque una piccola parte di dati che non è cancellabile " ha chiarito il country manager, riferendosi anche ai risultati delle ricerca del Non-volatile Systems Laboratory (Università della California) che dimostrano come le tecniche utilizzate per la cancellazione sicura da hard disk (la sovrascrittura) non siano applicabili agli SSD. In più le ricerche effettuate finora per verificare le applicazioni future di questa tecnologia dimostrano che gli SSD non potranno arrivare a 16TB senza diventare completamente instabili.

di Paola Saccardi
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