Doctor Sleep, recensione del film tratto dal romanzo di Stephen King
Era il 1980 quando Stanley Kubrick adattò l’omonimo romanzo di Stephen King. La pellicola, nonostante l’immenso valore riconosciutogli da tutto il mondo della critica e non solo, non riscosse molto successo per quanto concerne proprio lo stesso scrittore. Episodio abbastanza singolare, se si considerano le grandi capacità artistiche delle due figure in questione; evidentemente, però, la troppa “personalizzazione” di Kubrick urtò la sensibilità del Re dell’horror. Era il 1980, dicevamo, e dopo quarant’anni di distanza Warner Bros adatta su schermo proprio il sequel di quel controverso film. Anzi, romanzo.
Doctor Sleep richiama in causa l’ormai adulto e tormentano Danny Torrance (Ewan McGregor), alle prese con il peso e la responsabilità della sua “luccicanza”, una capacità sensoriale fuori dal comune che gli permette d’interagire non solo con i suoi simili, ma anche con il “mondo” invisibile dei morti – non vado oltre per scelta, esistono molti modi per approfondire, anche se consiglio di recuperare il materiale originale.

Il film, scritto, diretto e montato da Mike Flanagan (Hill House, Il Gioco di Geralt) dimentica l’autorialità di Kubrick mettendo in scena una narrazione molto fedele al romanzo e strettamente legata ai canoni dell’intrattenimento di genere contemporaneo. Lo dico subito, senza grandi riserve: Doctro Sleep funziona molto bene, in primis grazie alla prova di McGregor stesso, attore ormai di qualità consolidata e affermata; il resto invece è merito di Flanagan, che dimostra principalmente maestria nel gestire un racconto di questo tipo, senza essere mai invadente. La regia infatti è pulita, citazionista al punto giusto e capace di mettere in risalto la storia e i suoi protagonisti. La scrittura non s’inventa nulla, ricalca in modo accurato il soggetto originale e aggiunge anche una serie di riferimenti che contestualizzano la canonicità della storia stessa.
Non mancano anche momenti dedicati ai nostaglici, grazie a ritorni più o meno inaspettati e scene prese direttamente dal film del 1980. Nonostante il tema principale del film, inoltre, è bene far notare come, di fatto, la componente horror ceda molto in fretta il passo a un thriller dai risvolti paranormali, che nonostante la censura ai minori di 18 anni non eccede mai in scene molto violente o piene zeppe di sangue. Il lavoro di Flanagan insomma è ordinato, modesto se vogliamo, ma estremamente preciso e ficcante quando ce n’è bisogno. A conti fatti, Doctor Sleep è uno degli adattamenti cinetamografici migliori tratti dai lavori di King. Assieme ad IT, rappresenta ad oggi il miglior modo di mettere in scena i racconti del Re, a dimostrazione del fatto che quando il materiale originale è di grande qualità, forse il primo obbiettivo dovrebbe essere quello di reinterpretarlo il meno possibile. Questa, preciso, non vuole essere una critica a Kubrick, semmai a tutti gli altri adattamenti contemporanei.
Due ore abbondanti più che gradevoli, spaventose e tese al punto giusto, impreziosite da un racconto concreto, con uno sviluppo ordinato e una conclusione più che degna. Il tutto sostenuto, ci tengo a ribadirlo, da un Ewan McGregor in grande forma.
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