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La repubblica del drago: la recensione

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Libri e Fumetti

La repubblica del drago: la recensione

di Stefania Ricco venerdì 11 Giugno 2021 17:30
  • 5 min
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Più informazioni su
  • Fantasy
  • La guerra dei papaveri
  • La repubblica del drago
  • Poppy War
  • Rebecca F. Kuang
  • Wuxia
  • Libri e Fumetti
  • Mondadori

La repubblica del drago è il secondo volume della Trilogia della Guerra dei Papaveri di Rebecca F. Kuang, edita in Italia da Mondadori per la sempre più acclamata collana Oscar Fantastica. Il primo volume, La Guerra dei Papaveri, appunto, era uscito ad Ottobre, e il 25 Maggio è arrivato anche questo nuovo volume, in una veste grafica in bianco e blu dedicata al tema del libro: l’acqua.

La repubblica del drago

In questa trilogia ci troviamo in una penisola, in un’epoca fantastica in cui gli Dei concedono potere ai loro Sciamani. Rin, la nostra protagonista, esce sconfitta dalla guerra, abbattuta dalla devastazione portata dal suo potere, dai ricordi e dalla dipendenza da oppio. Non c’è redenzione per la sua anima da soldato, non c’è silenzio per la sua mente, continuamente in preda alla rabbia e al fuoco della Fenice, la Dea che le chiede così tanto. La repubblica del drago si concentra sul fiume Murui, nella zona Sud dell’Impero di Nikan.

C’è sempre una guerra da combattere

Fang Runin, che ormai siamo abituati a chiamare Rin, lo sa bene. I testi antichi hanno ragione: ci sarà sempre una guerra da combattere. E per lei, che non sa fare altro che combattere, è un bene perché come ama ripetere, almeno non si troverà mai disoccupata. Ma la realtà dei fatti è che il suo potere è un’arma troppo potente perché possa essere lasciata in un fodero. Il suo fuoco ha il potere di rovesciare imperi… e forse è proprio quello che è destinata a fare.

La repubblica del drago

I Cike, l’unità di Sciamani al servizio dell’Impero di Su Daji, si stanno nascondendo. In parte per leccarsi le ferite, in parte per decidere cosa fare delle loro esistenze una volta scoperto l’inganno dell’Imperatrice. Progettano la ribellione, ma Rin, che dovrebbe guidarli, sembra guidata più dalla rabbia che dalla ragione, quando non è sotto gli effetti dell’oppio e nemmeno Chagan, che era il consigliere di Altan Trengsin, riesce a farla ragionare a causa di un rancore che i due faticano a superare. I rapporti tra i membri della squadra si rinsalderanno, cucendosi sugli errori del loro nuovo comandante, e sembrerebbe esserci spazio per l’amicizia con alcuni dei vecchi compagni della Sinegard. Questi ragazzi sono stati gettati in battaglia prima di poter scoprire cosa siano i sentimenti, ma prima o poi dovranno farci i conti. Alla fine dietro i loro grandi poteri si celano anche le loro fragilità umane.

Leggi anche: La guerra dei papaveri: la recensione

Da grandi poteri derivano… grandi errori

Anche ne La repubblica del drago il tema si conferma essere quello del ‘grande bottone rosso’. I protagonisti si interrogano costantemente sulla propria responsabilità nei confronti del mondo. Ma quando il mondo si rivela malvagio e ottuso, quando ogni forma di governo sembra portare uguale miseria per i più deboli, per cosa si dovrebbe combattere? Nascondersi e stare a guardare non è davvero un’opzione, non per qualcuno che ha a cuore il destino della propria gente, e questo lo sa Rin e lo sanno i suoi compagni.

La repubblica del drago

Nessuno dei giovani addestrati alla Sinegard riesce infatti a sottrarsi a questo impegno. Rin, Kitay, Nezha e Venka si ritrovano sul campo di battaglia, forti dei loro insegnamenti che sono a livello teorico superiori a quelli della vecchia guardia. Gli adulti intorno a loro, quelli che hanno combattuto le guerre precedenti, non hanno ricevuto il loro stesso addestramento, e molto spesso l’esperienza e le macchinazioni politiche li portano a intraprendere strategie che i giovani non condividono. Ma la verità sta spesso nel mezzo e i nostri eroi dovranno capire cosa c’è dietro alle manovre politiche dei signori della guerra, se vogliono sopravvivere alle sanguinose battaglie che li aspettano. Per chi combattono davvero oggi?

L’acqua e il fuoco

“Tu e io abbiamo dalla nostra il fuoco e l’acqua.
Sono certa che insieme possiamo sfidare il vento.”

-Fang Runin

La repubblica del drago è un libro profondamente diverso da La guerra dei papaveri. Non ci si accorge della questione degli elementi finché non ci si trova davanti all’inaspettato. Mentre nel primo volume l’elemento che dominava in assoluto era il fuoco, in questo l’acqua la fa da padrona in tutte le sue forme. L’estate rovente in zone perlopiù desertiche lascia il posto a un inverno rigido e a una guerra fluviale, e l’acqua si rivela altrettanto mortale e implacabile invece di essere solo l’elemento capace di contenere il fuoco. Ma anche questo è importante, perché l’acqua può imbrigliare il fuoco in molti modi, creando delle catene difficili da spezzare. E Rin, lo sappiamo bene, ne ha abbastanza di catene di qualsiasi tipo.

La repubblica del drago

Il blu è decisamente il colore di questo libro. Dalle uniformi della famiglia Yin alle acque del fiume Murui, dalle tinte delicate bianco-azzurrine della neve che si scioglie al blu delle labbra dei morti sepolti sotto quella coltre bianca, questo colore vi rimarrà impresso in ogni sfumatura e vi farà apprezzare ancora di più la copertina, soprattutto affiancata a quella de La Guerra dei Papaveri. La contrapposizione tra fuoco e acqua diviene via via più evidente, fino a sfociare nella battaglia finale, in cui il confine tra contrasto e armonia si assottiglia fin quasi a scomparire.

L’evoluzione che non ti aspetti

“Il fuoco e l’acqua erano bellissimi assieme.
Era un peccato che per natura si distruggessero a vicenda.”

I personaggi sono ragazzini, questo è chiaro. Ma non sempre la crescita di protagonisti e comprimari è chiara e soddisfacente come in questi volumi. I nostri giovani eroi si osservano a vicenda, come se ognuno di loro agli occhi dell’altro sia una nuova battaglia da combattere. Non abbiamo a che fare con i soliti adolescenti, ma con degli strateghi in erba che osservano le persone come si fa col campo di battaglia, consigliandosi e influenzandosi a vicenda. E la sensazione che coinvolgere i sentimenti sia sbagliato a prescindere si fa sempre più forte, man mano che le speranze vengono deluse.

La repubblica del drago

Ma Rin, Kitay, Venka e Nezha non sono gli unici ad evolvere. Anche il concetto stesso di nemico è mutevole e riserva delle grandissime sorprese. In una lunga guerra tattiche e strategie si aggiornano ogni volta che sopraggiungono nuove informazioni: è così che succede ad ogni nuovo capitolo. Chi è il vero nemico, qual è la posta in gioco? Cos’è davvero importante? Le domande vengono reiterate in una riflessione continua, e le massime di Sun Tzu diventano sempre più difficili da applicare alle relazioni umane quando cresce il sospetto che tutti stiano mentendo.

Arti marziali e sangue

Rispetto al classico Wuxia qui gli eroi sanguinano molto di più. I movimenti aggraziati dei combattimenti finiscono brutalmente con una freccia piantata in un occhio, il contrasto tra la forma perfetta degli allenamenti e le ossa scomposte sulle tavole di legno del ponte di una nave diventa via via più doloroso, ad amplificare il contrasto metafisico tra la dimensione spirituale, in cui tutto è pura luce o tenebra perfetta, e quella materiale, in cui i soldati indossano le stesse uniformi per mesi consecutivi e cercano inutilmente di lavar via dalle mani il puzzo di carne putrefatta.

La repubblica del drago

Le battaglie sono grandi, il numero di morti cresce esponenzialmente e il peso di queste morti grava sulle spalle dei protagonisti, che non rimangono a guardare da lontano, ma letteralmente nuotano in mezzo ai cadaveri. Questa trilogia si conferma essere brutale, i protagonisti escono dalle battaglie spezzati, come succederebbe a una persona comune. Nessuno è un supereroe e questo riverbera nelle ossa, facendo partecipare il lettore alla loro sofferenza. La repubblica del drago offre ancora un Fantasy tanto realistico da far male.

L’autrice

Rebecca F. Kuang è una giovane autrice cino-americana (classe 1996) . Arrivata in America all’età di quattro anni, nel suo romanzo d’esordio, The Poppy War, ha interpretato in chiave Fantasy la storia della Cina del XX secolo, con particolare attenzione alla seconda guerra sino-giapponese, avvenuta prima e durante la Seconda Guerra Mondiale. La brutalità dei racconti di guerra è intesa, come specificato dall’autrice stessa, come un punto di accuratezza storica.

La guerra dei papaveri

Conclusioni

Il Fantasy di questo millennio è orientale: la giovanissima Kuang lo conferma con questo secondo volume della Trilogia della Guerra dei Papaveri. Se volete un Fantasy che non sia solo eroismo e storie d’amore, provate La guerra dei papaveri e La repubblica del drago: ne uscirete temprati dal fuoco della Fenice. I protagonisti sono così umani, con tutti i loro difetti, che non potranno non rimanervi nel cuore.

di Stefania Ricco
venerdì 11 Giugno 2021 17:30
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La repubblica del drago

La repubblica del drago
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Il Fantasy di questo millennio è orientale: la giovanissima Kuang lo conferma con questo secondo volume della Trilogia della Guerra dei Papaveri. Se volete un Fantasy che non sia solo eroismo e storie d'amore, provate questo: ne uscirete temprati dal fuoco della Fenice.

Pro

  • Divinità e magia;
  • Protagonisti ben caratterizzati;
  • Strategie e tattiche militari storicamente accurate;
  • Dei bellissimi nemici.

Contro

  • Brutalità e sangue a volontà;
  • Il lieto fine non esiste.
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