Le Storie di Guerra Vol. 7: la recensione

Le Storie di Guerra Vol. 7
- Genere
- Bellico
- Formato
- Cartonato
- Autore
- Garth Ennis, Dave Gibbons, Chris Weston, Gary Erskine
- Editore
- saldaPress


Prosegue il viaggio nella storia della Seconda Guerra Mondiale attraverso i racconti a fumetti ideati da Garth Ennis, con Le Storie di Guerra Vol. 7 pubblicato in Italia da saldaPress. L’autore irlandese prende ispirazione da avvenimenti realmente accaduti durante uno dei più grandi conflitti della storia umana per costruire narrazioni che hanno per protagonisti i soldati che lo hanno vissuto, vittime degli orrori della guerra o di sè stessi. Il suo percorso narrativo è giunto quindi al settimo e penultimo volume della serie, conducendoci sul finire del conflitto, nella Germania e nella Russia del 1945.
Non potevamo perdere il nuovo volume de Le Storie di Guerra, di cui abbiamo seguito i numeri precedenti attraverso le nostre recensioni: restate quindi con noi per scoprire cosa ha in serbo per noi stavolta Garth Ennis, accompagnato stavolta da Dave Gibbons, Chris Weston e Gary Erskine.

Le Storie di Guerra Vol. 7 – 1945: Germania/Russia
Il primo racconto de Le Storie di Guerra Vol. 7 è intitolato Screaming Eagles e ha per protagonisti i soldati superstiti della compagnia Easy, 101^ divisione aviotrasportata, i quali si sono paracadutati in Normandia durante il D-Day. Degli oltre duecento militari sbarcati, solo in quattro sono riusciti a scampare alla morte, salvo ritrovarsi però ancora una volta invischiati in una missione pericolosa che potrebbe rappresentare l’ultima di una lunga serie. Il comandante Bledding ha infatti incaricato il sergente Eddie Brewer di portare con sè gli altri uomini rimasti della Easy e recarsi presso una villa nei pressi del confine austriaco: l’obiettivo è perlustrarla, liberarla dell’eventuale presenza nemica e renderla sicura per l’imminente arrivo di un generale che intende stabilire lì il suo quartier generale.

Non sa, il comandante, che gli uomini della compagnia Easy sono stanchi di rischiare la propria vita inutilmente a causa di uomini come lui o come il generale, in grado solo di dare ordini senza mai trovarsi realmente in pericolo come loro. Quando perciò i quattro soldati si ritrovano all’interno di una lussuosa dimora disabitata, con tesori nascosti, una cantina ben fornita di vini pregiati e le donne del vicinato disposte a tenere loro compagnia, gli ordini del comandante se ne vanno a farsi benedire. Come se la caverà stavolta la Easy all’arrivo dell’atteso generale?
Il volume prosegue poi con un’altra storia, ambientata stavolta in Russia, dal titolo Il Tiger di Johann. Qui seguiamo le vicende di Johann Kleist e dei suoi uomini, tutti soldati nazisti disertori, in fuga a bordo del loro letale panzer Tiger chiamato Max. Il piano di Johann è infatti quello di portare in salvo i compagni presso le linee americane, dove potranno arrendersi ed essere eventualmente arrestati, ma avendo così salva la vita. I russi stanno infatti annientando i nemici tedeschi con i loro carri armati Iosif Stalin e i cinque protagonisti di questo breve racconto si trovano quindi numericamente surclassati, benché abbiano a disposizione un veicolo molto più potente della controparte russa.

Gli uomini in fuga si troveranno tuttavia a dover affrontare non solo i soldati che stanno difendendo la propria patria dall’invasione nemica, ma anche i loro stessi connazionali. I territori in cui si muovono Johann e i suoi per raggiungere le linee statunitensi sono battuti infatti dalle unità della polizia militare nazista alla ricerca dei disertori, per catturarli e punirli con la morte. Forse in fondo morire è tutto ciò che Johann vuole per sè stesso, ma non per i suoi compagni, cercando così con ogni mezzo di salvare le loro vite fino alla fine.
Bentornato, Garth!
Leggere questo volume de Le Storie di Guerra lascia di certo piacevolmente sorpresi. Garth Ennis ha dimostrato una grande conoscenza relativa all’argomento approfondita da studi e ricerche che hanno accresciuto sicuramente la valenza storica e l’autorevolezza dei suoi racconti; lo abbiamo visto con i numeri precedenti, in cui la finzione ideata da un narratore della levatura di Ennis si è mischiata alla realtà dell’epoca rendendo talvolta pressoché impossibile scindere i due aspetti. Le sue storie di guerra, inoltre, sono state capaci finora di rendere interessante l’argomento bellico, nonostante talvolta i racconti dello stesso genere possano risultare densi di dettagli di difficile comprensione o di avvenimenti apparentemente secondari e poco coinvolgenti. La struttura narrativa adottata da Garth Ennis (due brevi racconti per ogni volume, ciascuno basato su elementi realmente esistiti, seguendo la cronologia della storia reale) rende Le Storie di Guerra una lettura notevole, gravosa semplicemente per le tematiche trattate e le atrocità talvolta descritte.

Con Le Storie di Guerra Vol. 7 però vediamo il ritorno del “vero” Garth Ennis. Se infatti nei volumi precedenti l’autore aveva adottato un registro più posato, sobrio, privo della sua tipica goliardia cinica e beffarda, questo numero farà felici i fan dello scrittore irlandese, soprattutto grazie a Screaming Eagles. I toni sono qui più pungenti, la storia presenta dei risvolti comici nonostante la materia di fondo, i personaggi sono scanzonati e protagonisti di bizzarre gag. Come capita spesso poi nelle sue opere più celebri, Garth Ennis fa uso dell’ironia per inserire tra le righe la sua spietata critica sociale, di cui si fa portavoce qui il sergente Brewer manifestando la sua rabbia verso le gerarchie militari e i comodi posti occupati dalle alte sfere. Il tutto, marcatamente evidenziato da un’alternanza di presente e passato attraverso scene che richiamano le morti di tutti gli altri componenti della 101^ divisione, manifestate dai ricordi dello stesso Brewer.
Con Il Tiger di Johann il registro torna a essere nuovamente serio, non abbiamo più dialoghi fortemente triviali e durante tutto il corso della storia la tensione è al massimo. Anche questo racconto de Le Storie di Guerra Vol. 7 porta però l’inconfondibile firma dello storico Ennis: quello che parla di e con disincanto, mostrando la nuda umanità messa alle strette dalle necessità e dagli interessi, facendoci comprendere fin dove essa possa spingerci. Si tratta di uno dei racconti più crudi e schietti della serie, tuttavia forse proprio per questo mostra un Ennis in gran forma, in grado di destreggiarsi ancora una volta tra generi narrativi molto differenti tra loro senza perdere un colpo.
La vittoria delle illustrazioni
Le Storie di Guerra Vol. 7 è un volume sorprendente anche per ciò che riguarda la scelta delle illustrazioni. Già solo poter leggere il nome di Dave Gibbons sulla copertina è una gioia per gli occhi: insieme ad Alan Moore, ha firmato uno dei fumetti più importanti del panorama, ovvero Watchmen, ma è stato anche autore delle illustrazioni di opere quali Superman: for the man who has everything, Give Me Liberty con Frank Miller, The Originals e The Secret Service con Mark Millar. Veder collaborare due giganti come Gibbons ed Ennis è semplicemente una garanzia, insomma.

Il suo stile richiama quello dei fumetti supereroistici di un tempo, votato sempre ad un certo realismo, ad illustrazioni ricche di dettagli e talvolta giochi d’ombre; il tratto di Gibbons è riconoscibile tra molti e appone una firma autorevole a Screaming Eagles grazie alla sua tecnica classica ma sempre fortemente attuale, con disegni arricchiti dalle colorazioni semplici e pulite di Pamela Rambo.
Per quanto riguarda Il Tiger di Johann, abbiamo di fronte due artisti ugualmente talentuosi che proseguono in un certo senso il lavoro di Gibbons con uno stile analogo. Si tratta di Chris Weston, autore britannico che ha firmato diverse opere contenute in Swamp Thing, The Invisibles, The Dreaming, Lucifer e Batman: The Legend of the Dark Knight; e Gary Erskine, che possiamo rintracciare in alcuni numeri di Star Wars, Firearm e Terminator. Anche le illustrazioni realizzate dai due sono altamente realistiche, soprattutto nei disegni dei carri armati e dei velivoli, tratteggiati con cura e perizia; le figure in generale risultano poi ricchissime di dettagli: le rughe dei volti, le pieghe degli abiti, tutto concorre a rendere questi disegni superbi e certamente ben realizzati. La scelta degli illustratori si rivela in entrambi i casi azzeccata e i due racconti sono così mostrati attraverso tavole conformi alla materia trattata.