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Il software del futuro? Sviluppato dai computer secondo Intel

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Software

Il software del futuro? Sviluppato dai computer secondo Intel

di Jacopo Ferrante mercoledì 30 Ottobre 2019 12:30
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  • Intel

In un intervento sul blog di Intel, Justin Gottschlich degli Intel Labs, a capo del team Machine Programming Research del Systems e Software Research Lab, spiega perché Intel sta lavorando per automatizzare lo sviluppo software: l’obiettivo è ridurre gli errori e affrontare la carenza di programmatori esperti.

Il gruppo guidato da Gottschlich si concentra sulla promessa pionieristica del machine programming, una fusione di machine learning, metodi formali, linguaggi di programmazione, compilatori e sistemi di calcolo. Quando il “machine programming” sarà pienamente realizzato, “tutti potranno esprimere la loro creatività e sviluppare il proprio software senza scrivere una singola linea di codice“.

Sviluppare e mantenere del software è un processo prono ad errori e che richiede tempo. “Credo che possiamo creare una società dove ognuno può creare software, ma i sistemi gestiranno la parte di programmazione. Questo è il machine programming”, ha affermato il ricercatore di Intel.

Un problema fondamentale per Intel e altre importanti aziende tecnologiche, secondo Justin, è che stanno esaurendo gli sviluppatori senior. Secondo code.org, ci sono 500.000 posizioni aperte nel mondo della programmazione solo negli Stati Uniti – rispetto a una produzione annuale di 50.000 laureati in informatica. Una carenza simile può essere riscontrata in tutta Europa.

Nella migliore delle ipotesi, spiega il ricercatore, solo il 10% dei programmatori ha la formazione necessaria per diventare sviluppatore avanzato di alto livello. “Con l’hardware eterogeneo di oggi – CPU, GPU, FPGA, ASIC, chip neuromorfici, quantistici e così via – diventerà difficile, forse impossibile, trovare sviluppatori in grado di programmare correttamente, efficientemente e in modo sicuro su tutto quell’hardware”.

I ricercatori guardano al machine programming fin dagli anni ’50, ma “oggi è diverso. Siamo a un punto di svolta grazie a nuovi algoritmi di machine learning, hardware nuovo e migliorato e un insieme ricco e denso di dati. Questi sono i tre ingredienti essenziali che crediamo consentano il machine programming“.

Un esempio è illustrato nella recente ricerca sugli algoritmi genetici (GA) del team di Justin, che illustra come la funzione di fitness di un algoritmo genetico – una complicata euristica di apprendimento automatico sviluppata da programmatori esperti – possa essere automatizzata. Justin ha spiegato che questo lavoro probabilmente non sarebbe stato possibile solo pochi anni fa.

C’è poi il tema dei bug, che possono sfuggire persino a programmatori esperti ma che possono essere rilevati automaticamente con la nuova tecnica, richiedendo zero intervento umano. “Il prossimo passo è correggerli automaticamente“.

Google Translate, il servizio di traduzione automatico di Big G, è stato realizzato da ingegneri che hanno scritto a mano circa 500.000 righe di codice usando tecniche di programmazione classiche. Con il machine programming Google ha riscritto il suo codice, riducendolo a 500 righe. “Non solo la dimensione del codice si è ridotta di 1000 volte”, afferma Justin, “ma la precisione del sistema è effettivamente migliorata, è incredibile”.

La nuova tecnologia secondo Justin Gottschlich “non eliminerà posti di lavoro, ma invece ne creerà, possibilmente a milioni. A essere automatizzati saranno gli aspetti più umili della programmazione, ed è questo l’obiettivo”. Justin e il suo team hanno delineato loro visione futura in un documento pubblicato insieme ai ricercatori del MIT chiamato “I tre pilastri del machine programming“.

di Jacopo Ferrante
mercoledì 30 Ottobre 2019 12:30
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