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Stato e scuola, per risparmiare cambiate font di stampa

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Stato e scuola, per risparmiare cambiate font di stampa

di Manolo De Agostini sabato 29 Marzo 2014 7:11
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Cambiare font di stampa per risparmiare denaro e salvare l'ambiente. Il suggerimento viene dal quattordicenne statunitense Suvir Mirchandani. Il giovane, impegnato in un progetto scientifico su come far risparmiare soldi alla propria scuola (nei pressi di Pittsburgh), oltre che ridurre la spazzatura, è giunto alla conclusione che non tutti i font sono uguali.

Una scoperta all'apparenza banale, basta pensarci due secondi per arrivare alla medesima conclusione. Rimane il fatto che in pochi ci prestano attenzione, soprattutto chi stampa molto, come le aziende e le istituzioni. Puntare sul riciclo della carta e sulla stampa da entrambi i lati del foglio sono misure immediate e di buonsenso, ma c'è un'invisibile fonte di costi che si chiama inchiostro. "È due volte più costoso di un profumo francese, per volume", ha affermato Suvir.

Per questo il giovane ha collezionato campioni casuali di dispense distribuite dagli insegnanti ai propri studenti e ha analizzato le lettere usate con maggiore frequenza (E, T, A, O e R). La prima cosa che ha fatto è stato monitorare la frequenza con cui ogni carattere è stato usato in quattro differenti font: Garamond, Times New Roman, Century Gothic e Comic Sans. Poi ha misurato la quantità di inchiostro usato per ogni lettera, usando un software commerciale chiamato APFill Ink and Toner Coverage Calculator.

Successivamente ha ingrandito le lettere, le ha stampante e ritagliate su un cartoncino per pesarle e verificare le proprie scoperte. Ha fatto tre prove per ogni lettera, inserendo in un grafico l'uso di inchiostro per ogni tipo di font. Da questa analisi Suvir ha capito che usando il font Garamond, contraddistinto da tratti più sottili, la sua scuola poteva ridurre il consumo di inchiostro del 24% e risparmiare fino a 21 mila dollari all'anno.

Incoraggiato dal proprio insegnante, Suvir ha sottoposto la propria scoperta al Journal for Emerging Investigators (JEI), una pubblicazione creata da un gruppo di studenti di Harvard nel 2011. Ha le stesse regole di pubblicazione delle riviste accademiche, e ogni presentazione viene esaminata da studenti universitari e accademici.

Garamond

Secondo Sarah Fankhauser, tra i fondatori del JEI, lo studio di Suvir ha davvero un'applicazione reale, tanto che l'ha incoraggiato a spingersi oltre, applicando il suo progetto al governo federale. Suvir ha così ripetuto i propri test, acquisendo cinque pagine casuali di documenti del governo, pubblicati online.

Usando i costi di stampa annuali della General Services Administration, un'agenzia governativa, Suvir ha stabilito che è possibile ridurre la spesa del 30%, ovvero risparmiare 136 milioni di dollari all'anno rispetto all'attuale spesa di 467 milioni. Altri 234 milioni di risparmi potrebbero essere ottenuti se i governi dei vari stati che compongono la federazione cambiassero font.

Gary Somerset, che gestisce la comunicazione del Government Printing Office, ritiene che la ricerca di Suvir sia "notevole", ma afferma anche che gli sforzi del GPO sono concentrati sul passaggio dalla carta al web, in modo da ridurre la necessità di effettuare stampe, che che peraltro avvengono già su carta riciclata.

Tutto finito quindi? Un bell'esercizio per il giovane? No, perché il lavoro svolto da Suvir può essere preso e applicato da qualsiasi governo del mondo, azienda o istituzione. In Italia ad esempio stampiamo ancora troppo. E poi esiste anche il singolo individuo, che stampa a casa propria. Forse passare dal divertente Comic Sans al Garamond per alcuni sarà un trauma, ma pensare al portafogli e magari all'ambiente non è certo difficile, basta un pizzico di attenzione e voglia di cambiare.

di Manolo De Agostini
sabato 29 Marzo 2014 7:11
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