Il governo cinese blocca le richieste di pubblicazione di giochi, ancora una volta

Dopo soli due mesi, il SAPP cinese (State Administration of Press and Publications) ha nuovamente bloccato l’approvazione di nuovi giochi. Questo è quanto si evince dalle dichiarazioni rilasciate da una fonte anonima e pubblicate sul South China Morning Post.
Questa informazione deve ancora essere confermata e divulgata ufficialmente, ma l’analista Daniel Ahman di Niko Partners afferma che era quasi inevitabile: nel corso dei nove mesi di blocco dello scorso anno si sono accumulate un gran numero di richieste e un ulteriore stop era necessario. I giochi devono essere approvati o rifiutati nell’ordine nel quale sono stati sottoposti, a partire dal marzo 2018. L’inizio dei lavori del SAPP è avvenuto lo scorso dicembre e ad oggi erano stati approvati tre gruppi di titoli.
Therefore, game publishers in China will need to wait for the current backlog of games to be cleared out before they can submit new games for approval.
This was always going to be the case.
— Daniel Ahmad (@ZhugeEX) February 20, 2019
Una sospensione prolungata non può che danneggiare i guadagni dei publisher: già lo scorso anno il volume di affari del settore videoludico in Cina ha subito una grave riduzione. Grandi nomi del settore, come Tencent e NetEase, hanno perso miliardi di dollari. Tencent ha perso il 33.7% del proprio valore, mentre NetEase ha visto un calo del 31.6%.
Tecent è già riuscita a pubblicare alcuni titoli, come PUBG Mobile, ma ancora non ha ricevuto il via libera per monetizzarli: parliamo di un ricavo annuale di un miliardo di dollari, secondo le stime interne. La Cina sta inoltre rallentando il processo: nel 2017 erano stati approvati 9651 titoli, mentre prima del blocco dello scorso anno, quindi tra gennaio e marzo 2018, erano stati approvati 1982 giochi. Da dicembre a oggi, sono solo 538 i titoli approvati. Secondo le stime dell’analista Karen Chan, nel 2019 non vedremo più di 2000-3000 opere approvate. La situazione non è affatto positiva e il mercato cinese pare essere un rischio più che un’occasione.