George Hotz contro Sony, chi deve decidere?
Geohot contro Sony
Continua la battaglia legale tra Sony e George Hotz (Geohot), uno dei pirati informatici che ha scardinato le difese della PS3. Per difendere il suo assistito il legale di Hotz, Stewart Kellar, sta puntando parte della sua strategia sulla giurisdizione della causa, che a suo modo di vedere dovrebbe essere portata avanti nel New Jersey e non in California.
Nella sua ultima mozione ha chiesto la revoca dell’ordine restrittivo temporaneo (Hack PS3, Geohot dovrà consegnare il proprio PC) poiché si tratta della sede impropria e non copre la giurisdizione personale dell’imputato. La tesi difensiva di Sony è quella che le azioni di Hotz hanno effetto in California e sono legate ad aziende o servizi che risiedono in quello stato. Arstechnica fa notare come gran parte delle azioni che Hotz avrebbe compiuto si sono svolte in “posti virtuali”, online, quindi più parti entrerebbero in gioco. Il punto del contenzioso non sarebbe perciò così facile da dirimere.
Secondo Kellar, Sony Computer Entertainment America (SCEA) deve dimostrare che George Hotz si è avvalso di proposito del privilegio di condurre attività in California o dirigere, sempre volontariamente, le proprie attività in California. “Il signor Hotz mantiene un sito web passivo… il sito si limita a rendere disponibili informazioni e non consente agli utenti d’interagire o scambiare informazioni”. Sony deve quindi provare che le informazioni incluse siano tali da essere di competenza della Corte della California.
Geohot
“SCEA non può dimostrare che l’attività di Hotz sono espressamente rivolte alla California. Al contrario, l’unica attività in questo procedimento coinvolge il signor Hotz – che vive nel New Jersey – e che presumibilmente ha avuto accesso improprio a parti della propria Playstation, anch’essa nel New Jersey”. “La Playstation è non è fatta da SCEA ma da Sony Inc., una corporation giapponese”.
Nel caso rientra anche la pubblicazione di una citazione, in cui Hotz avrebbe “ricattato” Sony dicendo che dovevano contattarlo per rendere le loro future console più sicure. L’avvocato Kellar ha dichiarato che la frase è stata estrapolata dal contesto. La citazione completa, presentata nell’ultima mozione, è: “Se volete che la vostra prossima console sia sicura, contattatemi, chiunque di voi”. Secondo l’avvocato l’affermazione – una cui parte sarebbe stata omessa da Sony – era rivolta a qualsiasi azienda che produce hardware.
Secondo Arstechnica Sony potrebbe prendere “per sfinimento” Hotz e le altre persone coinvolte nel caso, allungando il procedimento e facendo lievitare i costi. Soldi che Sony può permettersi di sborsare, ma Hotz no, tra le spese legali e di spostamento in California.
L’azienda nipponica continua a sostenere che il caso è competenza della Corte californiana in base ai termini di servizio del Playstation Network e l’esistenza di un conto PayPal di Hotz, sul quale avrebbe ricevuto donazioni (punto sul quale Hotz non è ovviamente d’accordo).
Secondo il sito Groklaw, “è sconcertante vedere Sony giocare così duro per mantenere il campo di battaglia a proprio favore. Se Hotz ha fatto qualcosa di illegale, Sony può distruggerlo sia nel New Jersey che in California. Sarebbe un peccato se vincessero semplicemente perché sono in grado di sostenere le spese della controversia legale fino a quando questo ragazzo cederà “.